Zompa chi po’, dicette ‘o ranavuòttolo

Si racconta che un ranocchio e un topo decisero di disputare una gara di corsa. Il roditore, agile e veloce, accumulò ben presto un consistente vantaggio sul batrace, ma, quando arrivò ad un ruscello, il suo slancio fu frenato perché non v’era altra maniera di superare l’ostacolo che attraversare il corso d’acqua a nuoto. Si sottopose quindi a tale cimento ma, avendo scarsa pratica natatoria, si agitava molto ed avanzava poco; in più, mentre annaspava goffo ed impacciato nell’elemento a lui ostile, vide il rivale raggiungere agevolmente l’altra sponda con un solo balzo spiccato sulle zampe posteriori: “Però così son buoni tutti a vincere”, protestò.
E il ranocchio: “ Salta chi può!”. Qual è il senso? Non convincono spiegazioni come “ciascuno si regoli secondo le proprie possibilità” oppure “ognuno si arrangi come può”; va meglio “riescono a realizzare i loro obiettivi coloro che hanno maggiori disponibilità e si trovano in condizioni economico-sociali vantaggiose”; è anche ben detto (con un pizzico d’ironia) “c’è chi può permettersi le cose che fa; e chi non se le può permettere... sta a guardare” nonché “lo dice il napoletano a mo’ di commento se vede un amico, un compare, che ha fatto fortuna, che ha vinto un terno al lotto, e che sfoggia carrozza a cavalli o magari solo un vestito nuovo”.
Tratto da uno scritto di Luciano Galassi

Commenti

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