MORTO GEORGE CARLIN, ICONA DELLA CONTROCULTURA

Shit, merda, tits, tette: parole che oggi, nel bene o nel male, hanno diritto di cittadinanza sul piccolo schermo. Ed è merito o colpa di George Carlin, un attore comico e un eroe della controcultura americana, noto per il suo linguaggio irriverente e i suoi sketch pieni di riferimenti a droghe e l'utilizzo di parole spinte. Carlin è morto per un attacco cardiaco in un ospedale di Santa Monica nell'area di Los Angeles. Aveva 71 anni. Conosciuto per il suo tagliente, provocatorio materiale, aveva raggiunto lo status di una icona dell'anti-establishment negli anni Settanta con il celebre sketch 'Seven dirty words', le 'sette parole sporche', che nessuno dovrebbe pronunciare in televisione. Il materiale era quasi da educande per gli standard di oggi, ma allora fece furore: una radio di New York, la Wbai, mandò in onda il monologo senza censure all'inizio degli anni Settanta e fu censurata e multata dalla Federal Communications Commission. La battaglia legale finì davanti alla Corte Suprema che nel 1978 deliberòin favore dei poteri del governo di sanzionare trasmissioni indecenti in televisione nelle ore di massimo ascolto quando minori possono essere tra gli spettatori. Lo sketch resta certamente il più noto della carriera di Carlin che nel 1972, durante uno show a Milwaukee nel Wisconsin, fu arrestato per violazione delle leggi locali sull'uso di espressioni volgari, poi liberato dietro cauzione e alla fine assolto: il giudice stabilì che le parole erano sì indecenti, ma che il comico era nel suo diritto di pronunciarle in virtù del principio della libertà di espressione protetto dalla Costituzione. Carlin era nato nel 1937 a Manhattan, nel quartiere di Morningside Heights soprannonimato la Harlem bianca, dove sua madre l'aveva cresciuto senza marito. "Non ho nessun credo. Non credo in questo paese. Non credo nella religione, in un dio, non credo in tutte queste idee istituzionali create dall'uomo", aveva detto il comico alla Reuters in una intervista del 2001. Nella sua lunga carriera l'autore di 'Seven Words You Can Never Say in Television' aveva vinto quattro Grammy e di recente era stato insignito del premio Mark Twain per l'umorismo che gli verrà assegnato postumo in una cerimonia in novembre a Washington. "Non ci ha fatto soltanto ridere, ci ha fatto riflettere", ha commentato Stephen Schwarzmann, presidente del Kennedy Center dove si terrà la cerimonia, ricordandone l'influenza sulle successive generazioni di comici.

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