24.02.201....

Arrivare a 45 anni, e poter vedere gli occhi piccoli e gioiosi delle mie figlie, è la sensazione migliore che si possa avere. L’unico motivo di vera felicità che si possa conoscere. Vivere le mie giornate sapendo di poterlo fare con loro è fantastico. Sapere che al mio fianco ho una donna che mi è vicina nei momenti di difficoltà, mi appaga e mi fa pensare di non essere solo nei momenti buoi. Grazie amore mio. Poi penso alla mia famiglia, in particolar modo a chi non c’è più, e allora ringrazio ogni istante di vita vissuto, augurandomi che il domani sia sempre improntato nelle emozioni che la mia famiglia mi ha trasmesso. La vita e le sue mille giravolte mi hanno portato lontano dal mio Paese di nascita, non prima di poter dare, un contributo, all’allora ventennale dualismo politico fratricida, cercando di dare a tutti, nessuno escluso, una possibilità di riscatto, di nuovi concetti, di nuove opportunità, seppur il risultato finale è stato quasi del tutto fallimentare, al momento, e lo dico con non poca amarezza. E quanto con la mia “incrollabile” coerenza decisi di non candidarmi, pur avendone diritto, per essere stato tra i fondatori dell’allora neonato movimento politico “Ravello nel cuore”, lo feci commettendo due errori. L’errore sciocco di pensare che il dottore avesse finalmente trovato la sua Itaca, e l’errore di valutazione nel pensare che l’avvocato, finalmente sconfitto, si sarebbe ritirato a vita privata. Invece il destino il fato o semplicemente un secondo scopo, hanno fatto sì che oggi entrambi scorrazzano a bordo della stessa auto, avendo un inaspettato e incredibile autista. Allora penso alle mie figlie, che guardo giocare a rincorrersi, con la spensieratezza della loro età e mi ritrovo fanciullo a e guardo molti volti della politica di oggi, con molte rughe in più e con meno voglia di voler veramente il Bene del PAESE. Perché voler bene al proprio Paese, amare il proprio Paese, fare del bene per il proprio Paese, lo si fa, ma non lo si dice. Sono sempre gli altri a darti prova che hai fatto tutte le cose nel verso giusto, a sussurrartelo e non a gridartelo, ringraziandoti ma senza lodarti. Chi si pone al servizio degli altri lo fa con spirito di umiltà. La politica autocelebrativa, non mi è mai piaciuta. Da cristiano penso sia molto vicina al Paganesimo. La politica è altro, ma forse ancora dobbiamo imparare a riconoscerla, a praticarla. Nei libri di Storia di Ravello non ci sarà posto per me, saranno altri ad avere i titoli di Grandezza. Ma oggi la tecnologia non aiuta a dimenticare, e i Grandi devono tener conto di questo. Non si riesce più a nascondere la polvere sotto al tappeto. Esattamente un anno fa scrissi sul mio blog, un post che celebrava i 10 anni dalla nascita dello stesso, ammonendo le nuove generazioni a non essere silenti, a sentirsi liberi di esprimere la loro innocenza, a non essere complici. Lo feci, spaventato allora, da una sensazione di vacatio della politica costruttiva, dinamica, a volte anche critica. Che la parte politica vincitrice delle elezioni dell’anno prima, avallava, esortando più al silenzio, all’essere uniti, al solo scopo di non disturbare le grandi manovre. A distanza di un anno, devo dire che quella sensazione aveva ottime fondamenta. Mi riferisco al fatto che con un atto di giunta, l’attuale maggioranza ha deciso di dare il proprio contributo alla problematica crescente dell’incontrollato mondo dei social e non solo. Buone le motivazioni, se vanno nella direzione di tutelare l’immagine del Comune e della collettività tutta, ma poi si è riscontrato dai fatti che di tutt’altro si parlava. Ho letto, di alcuni che avallando la scelta, hanno da subito agitato l’arma della magistratura come deterrente per tutti, dimenticando cosa aveva provocato. Stranamente la mano era la stessa che in passato aveva usato quest’arma per far “fuori “un avversario politico di gran lunga più forte. Addirittura ho letto che sembrava alquanto strano che, altri” nemici” avessero trovato un’amicizia persa. Quasi a voler sottolineare che l’amicizia è cosa seria, non ha mai un secondo fine. Ho letto di tutto di più, ho visto like, ho ascoltato parole, anzi fiumi di parole. Ebbene io mi chiedo e lo faccio alla soglia dei miei primi 45 anni . C’è bisogno di tutto questo. E’ motivato tutto questo. Per difendere il buon nome di Ravello, per portare il nome di Ravello sempre più in alto, non occorre solo una delibera, né tantomeno essere un bravo e ottimo cronista d’assalto non allineato, non occorre solo la destagionalizzazione, né un nuovo grande lancio di opere pubbliche, né il tanto sperato “da chi?” del metter in sistema i 3 grandi contenitori, o risolve i tanti o mille problemi, ma a parer mio , occorre una sola grande cosa. Ritornare collettività, passare attraverso un grande e rinnovato progetto nell’essere Ravellesi. Quindi ancora una volta esorto le nuove generazioni a non fermarsi alle parole, di documentarsi, di alzare gli occhi e guardarsi intorno, alimentare sempre il beneficio del dubbio , riuscendo a cucire sempre un legame con un passato che appartiene a tutti Noi, e trarne le giuste considerazioni per non ricadere nelle stesse tristi sorti. Permettetemi di dire Noi, perché Ravello rimane sempre al centro del mio cuore. Non c’è giorno che non mi manchi. E credo di parlare anche a nome dei tanti Ravellesi in giro per il Pianeta, affermando che Ravello non si può dimenticare, scorre nelle nostre vene. E quando leggiamo, grazie ai social o all’unico giornale on line di Ravello, di cose poco gradevoli, la giornata trascorre sempre in brutto modo. Ravello è di tutti, conserviamola bene. P.S. Sicuro non scrivo di nuovo fra 365 giorni.

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